Eliminare gli inutili doppi o tripli imballaggi significa ridurre i rifiuti
Ogni anno, a livello mondiale, vengono prodotte più di un miliardo e mezzo di tonnellate di rifiuti urbani. In Italia, superiamo i 32 milioni di tonnellate, che si traducono in 550 chilogrammi pro capite. Avete letto bene, mezza tonnellata a testa!
Gli imballaggi in carta immessi al consumo sono stati nel 2010 più di 4 milioni di tonnellate, con un tasso di riciclo pari al 78,7% (dati Comieco). Cifra di sicuro riguardo, ma non si può ancora festeggiare: circa 850 mila tonnellate di imballaggi cartacei non vengono riciclati e sono smaltiti in altro modo (riutilizzati o destinati alle discariche). Gli imballaggi Hartmann sono biodegradabili al 100%, quindi, anche se non vengono correttamente riciclati, si dissolvono nell’ambiente senza rilasciare inchiostri chimici o sbiancanti sintetici.
Il riciclaggio degli imballaggi in carta ha segnato una ripresa pari al 3,8%; più contenuta invece la crescita del recupero degli imballaggi in plastica: solo l’1,4% in più rispetto al 2009 (Rapporto “L’Italia del Riciclo” – Fise Unire).
Le merci sono destinate a diventare rifiuti: tutto è nelle mani dei consumatori (che scelgono in che modo disfarsi degli scarti) ma ancor più nelle mani e nelle azioni delle ditte produttrici, che possono influenzare il processo di smaltimento già durante la fase produttiva. È necessario pensare a tutta la vita del prodotto e il tipo di confezionamento è un parametro essenziale: utilizzare secondi o terzi imballi significa aggiungere rifiuti ai rifiuti, rimuoverli è fare ecologia.
Non a caso stanno riscuotendo successo i detersivi alla spina, i distributori di latte fresco e gli alimentari sfusi (pasta, cereali, dolciumi), anche se la loro reperibilità sul territorio nazionale risulta ancora troppo scarsa.
Si fa ecologia in qualunque momento, anche e soprattutto finché si scelgono i prodotti al supermercato: il sovraimballaggio che non abbia alcuna funzione protettiva o conservativa è per definizione superfluo. Non ha motivo di esistere. È dannoso per l’ambiente e rema contro lo sviluppo sostenibile.
Perché aggiungere rifiuto a rifiuto? Le parole d’ordine del XXI secolo devono essere riciclare ed evitare gli sprechi.
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